SEDE DELL'AZIENDA: VILLA ERMIONE – Via di Romagna 16 TRIESTE
Introduzione
I primi decenni del XIX secolo videro importanti commercianti ed illustri imprenditori, provenienti da città e paesi lontani da Trieste, ostentare la loro ricchezza, spesso improvvisa, tramite la costruzione di prestigiose ville, circondate da sontuosi parchi che nello stile spesso rispecchiavano l’origine del proprietario.
Molte di queste magnifiche ville triestine dal secondo dopoguerra non esistono più, ma tra le superstiti, in via Romagna, alle pendici del colle di Scorcola giace, nel verde del suo parco secolare, villa Ermione.
La via Di Romagna sale da Piazza Dalmazia verso le pendici orientali del Colle di Scorcola e nella sua parte iniziale è sostenuta da un alto muraglione sulla via Fabio Severo, contenimento costruito nel 1832 su progetto dell’Architetto Valentino Valle, per la nuova strada commerciale per Opicina.
La via deve la sua denominazione ottocentesca al toponimo tradizionale del XIII secolo per il quale i veneziani “in Romagna”, che assediavano Trieste nel 1288, qui costruirono una ridotta.
Gli edifici prospicienti la parte iniziale della via Di Romagna formano una quinta che separa la via stessa dal parco di villa Ermione, permettendovi il passaggio da due varchi posti al numero 10 e al numero 16.
Primi cenni storici, i Fontana (Pietro Nobile – 1807 )
Le prime notizie riguardanti Villa Ermione risalgono al 1807. Di proprietà della famiglia ticinese dei Fontana, farmacisti a Trieste dal 1777, il suo costruttore e primo proprietario fu Carlo d’Ottavio.
Il periodo esatto del primo intervento fatto eseguire dal Fontana non è conosciuto.
La sua costruzione viene fatta risalire al periodo tra il 1808 ed il 18143.
Stessa incertezza riguarda il suo architetto, che i più indicano in Pietro Nobile, probabilmente scelto, oltre che per la maestria, anche per la provenienza comune al committente, il Canton Ticino.
Il figlio di Carlo d’Ottavio Fontana, Carlo Antonio4, grande commerciante e mecenate triestino, fu uno dei primi possessori di una macchina fotografica “Daguerre”, fatta arrivare da Parigi nel 1839.
I quotidiani locali dedicarono al Fontana ed ai suoi dagherrotipi numerosi articoli sull’argomento, considerato il successo che suscitavano le immagini della città prese dalla terrazza superiore della Villa5. L’utilizzo della rivoluzionaria macchina fotografica avvenne prevalentemente nell’Atelier che egli aveva fatto predisporre nella sua prestigiosa villa di via Romagna.
Carlo Antonio Fontana, nel 1847, fece aggiungere due corpi di fabbrica sul lato retrostante l’edificio preesistente e rialzare, quest’ultimo, di un piano.
Molte personalità cittadine ed illustri ospiti provenienti da fuori Trieste frequentarono gli ambienti della Villa. Tra gli ospiti più illustri di Carlo d’Ottavio citiamo lo scienziato Domenico Sestini, conservatore di tutte le antichità della Toscana e grande studioso di storia antica, che condivideva con il Fontana la passione per lo studio della numismatica e della classificazione di reperti greci ed etruschi. Nell’ottobre del 1844 Carlo Antonio Fontana ospitò il Ministro, Conte di Kollowrat, in visita a Trieste.
Alla morte di Carlo Antonio Fontana, il 4 giugno 1886, la Villa ed il suo parco vennero acquistati dagli Economo.
Gli Economo e gli ampliamenti (Ruggero Berlam – 1893, Giorgio Widmer – 1907)
Nel 1893 l’Architetto Ruggero Berlam venne incaricato di rinnovare la relativamente modesta villa Ermione degli Economo, ubicata in uno degli estesi parchi privati del colle di Scorcola.
La villa venne completamente trasformata per conto della signora Ermioni Economo9, la nuova proprietaria10. Come per la maggior parte degli edifici di Ruggero Berlam, anche per Villa Ermione sono stati eseguiti vari disegni preparatori ma l’edificio risulta essere diverso.
Nel 1907 vennero eseguiti ulteriori lavori di ammodernamento a cura dell’Architetto Giorgio Widmer.
Ultime eredi degli Economo, le contesse de Helmreichen, vissero nella Villa fino ai primi anni ottanta. Tra i loro ospiti, un cugino acquisito, il poeta francese Paul Morand, indica in uno dei suoi ultimi scritti, il suo soggiorno triestino presso le contesse e la loro ospitalità negli ambienti della villa che egli chiama “Persefone”:
….”Sotto l’antica posterla austriaca della villa, accecato da un volo di tortore addomesticate, giungo fino alla casa delle mie due cugine acquisite, attraverso un parco desueto, abbarbicato su uno sperone dove alberi depressi salgono a cercare l’aria, gli uni sopra gli altri, assaliti da ogni lato da edifici di venti piani che approfittano dell’assenza del fogliame per venire a vedere, tra i rami spogli, quel che accade in casa del vicino”. … “Quinconce di platani reumatici, con vecchie cicatrici otturate con il cemento; sullo sfondo, il mare; laggiù, la città invisibile rimbomba, geme, mormora d’intorno, aspettando l’ora di divorare quel vecchio quartiere che fa vergognare i suoi grattacieli.
Tagliato da due vasche a ripiani, accompagnato da bossi potati a palla, il viale continua a salire verso la gradinata e verso la veranda, fino alla dimora stile Maria Teresa, con il frontone sormontato da qualche Vertumno roso da licheni e affiancato da torri in falso gotico, del tempo dell’Imperatore Francesco Giuseppe, nobile residenza dove il fumo della nafta getta il suo crespo sul sole del mattino”
Introduzione
I primi decenni del XIX secolo videro importanti commercianti ed illustri imprenditori, provenienti da città e paesi lontani da Trieste, ostentare la loro ricchezza, spesso improvvisa, tramite la costruzione di prestigiose ville, circondate da sontuosi parchi che nello stile spesso rispecchiavano l’origine del proprietario.
Molte di queste magnifiche ville triestine dal secondo dopoguerra non esistono più, ma tra le superstiti, in via Romagna, alle pendici del colle di Scorcola giace, nel verde del suo parco secolare, villa Ermione.
La via Di Romagna sale da Piazza Dalmazia verso le pendici orientali del Colle di Scorcola e nella sua parte iniziale è sostenuta da un alto muraglione sulla via Fabio Severo, contenimento costruito nel 1832 su progetto dell’Architetto Valentino Valle, per la nuova strada commerciale per Opicina.
La via deve la sua denominazione ottocentesca al toponimo tradizionale del XIII secolo per il quale i veneziani “in Romagna”, che assediavano Trieste nel 1288, qui costruirono una ridotta.
Gli edifici prospicienti la parte iniziale della via Di Romagna formano una quinta che separa la via stessa dal parco di villa Ermione, permettendovi il passaggio da due varchi posti al numero 10 e al numero 16.
Primi cenni storici, i Fontana (Pietro Nobile – 1807 )
Le prime notizie riguardanti Villa Ermione risalgono al 1807. Di proprietà della famiglia ticinese dei Fontana, farmacisti a Trieste dal 1777, il suo costruttore e primo proprietario fu Carlo d’Ottavio.
Il periodo esatto del primo intervento fatto eseguire dal Fontana non è conosciuto.
La sua costruzione viene fatta risalire al periodo tra il 1808 ed il 18143.
Stessa incertezza riguarda il suo architetto, che i più indicano in Pietro Nobile, probabilmente scelto, oltre che per la maestria, anche per la provenienza comune al committente, il Canton Ticino.
Il figlio di Carlo d’Ottavio Fontana, Carlo Antonio4, grande commerciante e mecenate triestino, fu uno dei primi possessori di una macchina fotografica “Daguerre”, fatta arrivare da Parigi nel 1839.
I quotidiani locali dedicarono al Fontana ed ai suoi dagherrotipi numerosi articoli sull’argomento, considerato il successo che suscitavano le immagini della città prese dalla terrazza superiore della Villa5. L’utilizzo della rivoluzionaria macchina fotografica avvenne prevalentemente nell’Atelier che egli aveva fatto predisporre nella sua prestigiosa villa di via Romagna.
Carlo Antonio Fontana, nel 1847, fece aggiungere due corpi di fabbrica sul lato retrostante l’edificio preesistente e rialzare, quest’ultimo, di un piano.
Molte personalità cittadine ed illustri ospiti provenienti da fuori Trieste frequentarono gli ambienti della Villa. Tra gli ospiti più illustri di Carlo d’Ottavio citiamo lo scienziato Domenico Sestini, conservatore di tutte le antichità della Toscana e grande studioso di storia antica, che condivideva con il Fontana la passione per lo studio della numismatica e della classificazione di reperti greci ed etruschi. Nell’ottobre del 1844 Carlo Antonio Fontana ospitò il Ministro, Conte di Kollowrat, in visita a Trieste.
Alla morte di Carlo Antonio Fontana, il 4 giugno 1886, la Villa ed il suo parco vennero acquistati dagli Economo.
Gli Economo e gli ampliamenti (Ruggero Berlam – 1893, Giorgio Widmer – 1907)
Nel 1893 l’Architetto Ruggero Berlam venne incaricato di rinnovare la relativamente modesta villa Ermione degli Economo, ubicata in uno degli estesi parchi privati del colle di Scorcola.
La villa venne completamente trasformata per conto della signora Ermioni Economo9, la nuova proprietaria10. Come per la maggior parte degli edifici di Ruggero Berlam, anche per Villa Ermione sono stati eseguiti vari disegni preparatori ma l’edificio risulta essere diverso.
Nel 1907 vennero eseguiti ulteriori lavori di ammodernamento a cura dell’Architetto Giorgio Widmer.
Ultime eredi degli Economo, le contesse de Helmreichen, vissero nella Villa fino ai primi anni ottanta. Tra i loro ospiti, un cugino acquisito, il poeta francese Paul Morand, indica in uno dei suoi ultimi scritti, il suo soggiorno triestino presso le contesse e la loro ospitalità negli ambienti della villa che egli chiama “Persefone”:
….”Sotto l’antica posterla austriaca della villa, accecato da un volo di tortore addomesticate, giungo fino alla casa delle mie due cugine acquisite, attraverso un parco desueto, abbarbicato su uno sperone dove alberi depressi salgono a cercare l’aria, gli uni sopra gli altri, assaliti da ogni lato da edifici di venti piani che approfittano dell’assenza del fogliame per venire a vedere, tra i rami spogli, quel che accade in casa del vicino”. … “Quinconce di platani reumatici, con vecchie cicatrici otturate con il cemento; sullo sfondo, il mare; laggiù, la città invisibile rimbomba, geme, mormora d’intorno, aspettando l’ora di divorare quel vecchio quartiere che fa vergognare i suoi grattacieli.
Tagliato da due vasche a ripiani, accompagnato da bossi potati a palla, il viale continua a salire verso la gradinata e verso la veranda, fino alla dimora stile Maria Teresa, con il frontone sormontato da qualche Vertumno roso da licheni e affiancato da torri in falso gotico, del tempo dell’Imperatore Francesco Giuseppe, nobile residenza dove il fumo della nafta getta il suo crespo sul sole del mattino”